Certificare i Crediti d’Imposta R&S+I+D è ora possibile!
Il decreto legge n. 73 del 2022 (cosiddetto decreto semplificazioni), convertito, dalla legge 4 agosto 2022, n. 122, ha introdotto la possibilità di certificare l’ammissibilità delle attività di ricerca e sviluppo, innovazione, design e ideazione estetica(R&S+I+D).
Cos’è la Certificazione dei Crediti d’Imposta R&S+I+D
La certificazione del credito d’imposta per le attività di R&S+I+D, è un documento tecnico che attesta che le attività svolte dalle imprese rientrano tra quelle ammissibili per ottenere il credito d’imposta.
Per quali Crediti d’Imposta R&S+I+D si applica?
La certificazione può essere richiesta per le dichiarazioni future a venire, ma soprattutto anche per le dichiarazioni già effettuate negli anni precedenti (anche ante 2020) a condizione che le violazioni relative all’utilizzo dei crediti d’imposta nei medesimi periodi non siano state già constatate con processo verbale di constatazione, quindi anche se sono già stati effettuati accessi, ispezioni e verifiche.
Chi sono i Certificatori dei Crediti d’Imposta per attività di R&S+I+D
Questa certificazione è rilasciata esclusivamente dagli esperti qualificati iscritti all’Albo dei Certificatori. È distinta dalla certificazione delle spese, che verifica invece l’effettivo sostenimento delle spese ammissibili.
Questi certificatori dovranno garantire professionalità, onorabilità e imparzialità. E’ un’opinione personale, ma si consiglia attenzione nella scelta, poiché l’eventuale consulente che vi ha già curato la dichiarazione in passato e che ora si propone anche come Certificatore, potrebbe non rispettare il criterio dell’imparzialità agli occhi dell’Amministrazione.
Vantaggi nel certificare i Crediti d’Imposta R&S+I+D per le Imprese
La certificazione del Credito d’Imposta R&S+I+D ha effetti vincolanti nei confronti dell’Amministrazione finanziaria, fornendovi una penalty protection.
Infatti, il comma 4 dice che : “Ferme restando le attività di controllo previste dal comma 207 dell’articolo 1 della legge n. 160 del 2019, la certificazione di cui al comma 2 esplica effetti vincolanti nei confronti dell’Amministrazione finanziaria, tranne nel caso in cui, sulla base di una non corretta rappresentazione dei fatti, la certificazione venga rilasciata per una attività diversa da quella concretamente realizzata. Fatto salvo quanto previsto nel primo periodo, gli atti, anche a contenuto impositivo o sanzionatorio, difformi da quanto attestato nelle certificazioni sono nulli.“
Questo significa, in parole povere, che se le vostre attività sono state certificate da un Certificatore, potete dormire sonni tranquilli.
Come abbiamo visto può avere effetto anche retroattivo, perciò è consigliato mettere al sicuro le dichiarazioni degli anni passati.
Procedura per certificare i Crediti d’Imposta R&S+I+D
Il Ministero ha attivato un sito web dedicato con l’elenco dei certificatori e una piattaforma attraverso la quale le imprese possono scegliere il certificatore e avviare l’iter per ottenere la Certificazione del Credito d’Imposta R&S+I+D.
Spieghiamo nel nostro articolo, passo a passo, tutti i passaggi per accedere alla piattaforma e iniziare il processo per certificare i crediti d’imposta R&S+I+D.
Cosa ricordare
La certificazione dei Crediti d’Imposta R&S+I+D è una grande opportunità per le imprese, poiché le ripara da controlli e errate interpretazioni, garantendo serenità e certezza nel programmare gli investimenti. Si possono certificare anche crediti pregressi, e si consiglia di evitare di far certificare alla stessa azienda di consulenza che ha già fatto la certificazione per delle ragioni di conflitto di intessi.
AG Consulting è a vostra disposizione per certificare i vostri crediti R&S+I+D.
Abbiamo parlato dell’orgine del Piano Transizione 5.0, vediamo ora come funziona e quali sono gli incentivi che propone.
Chi sono i beneficiari?
Tutte le imprese (o le stabili organizzazioni) che siano residenti nel territorio italiano indipendentemente:
dalla forma giuridica,
dal settore economico di appartenenza,
dalla dimensione
dal regime fiscale di determinazione del reddito dell’impresa, .
Chi sono gli esclusi?
Le imprese in:
stato di liquidazione volontaria,
fallimento,
liquidazione coatta amministrativa,
concordato preventivo senza continuita’ aziendale, o
sottoposte ad altra procedura concorsuale prevista dal regio decreto 16 marzo 1942, n. 267, dal codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, di cui al decreto legislativo 12 gennaio 2019, n.14, o da altre leggi speciali, o che abbiano in corso un procedimento per la dichiarazione di una di tali situazioni.
Quali spese finanzia il Piano Transizione 5.0?
I progetti di innovazione da cui consegue una riduzione dei consumi energetici, ovvero resta valido il Piano Transizione 4.0, tuttavia se si ottiene una riduzione dei consumi energetici (che dettaglieremo più avanti nell’articolo), si accede al Piano Transizione 5.0.
Percio’, il Piano Transizione 5.0 nel dettaglio finanzia:
I beni strumentali materiali definiti nell’Allegato A del piano Transizione 4.0
I beni strumentali immateriali defini nell’Allegato B del piano Transizione 4.0 a cui si aggiungono
i software, i sistemi, le piattaforme o le applicazioni per l’intelligenza degli impianti che garantiscono il monitoraggio continuo e la visualizzazione dei consumi energetici e dell’energia autoprodotta e autoconsumata, o introducono meccanismi di efficienza energetica, attraverso la raccolta e l’elaborazione dei dati anche provenienti dalla sensoristica IoT di campo (Energy Dashboarding);
i software relativi alla gestione di impresa se acquistati unitamente ai software, ai sistemi o alle piattaforme di cui al punto precedente (come ad esempio un ERP che preveda il monitoraggio dei consumi).
I sistemi di autoproduzione, autoconsumo e stoccaggio di energia, esclusi quelli che utilizzano biomasse come fonte energetica. Si tratta quindi sostanzialmente di impianti fotovoltaici, che devono essere prodotti nell’Unione Europea ed avere un’efficienza di almeno il 21,5%. L’impianto fotovoltaico deve far parte di un progetto che preveda l’acquisto di beni strumentali dei punti precedenti; per intenderci non si possono acquistare solo pannelli fotovoltaici.
Le spese di formazione del personale finalizzate all’acquisizione o al consolidamento delle competenze nelle tecnologie rilevanti per la transizione digitale ed energetica dei processi produttivi. Tali formazioni devono necessariamente essere erogate da soggetti esterni, che saranno individuati dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Cosa si intende per riduzione dei consumi energetici?
La riduzione dei consumi energetici, criterio fondamentale per passare dal Piano Transizione 4.0 al Piano Transizione 5.0 significa ottenere almeno una una delle seguenti condizioni :
una riduzione dei consumi energetici della struttura produttiva localizzata nel territorio nazionale, cui si riferisce il progetto di innovazione non inferiore al 3 per cento o,
una riduzione dei consumi energetici dei processi interessati dall’investimento non inferiore al 5 per cento.
Attenzione! Non si sa ancora come deve essere eseguito il calcolo, siamo in attesa di un decreto ad hoc.
Quali sono le aliquote del Piano Transizione 5.0?
Ci sono ben 9 aliquote! Vediamo i vari casi possibili.
Caso n°1: “Transizione 5.0 base”
La tabella riassume le aliquote per i beni strumentali, a seconda della riduzione del consumo energetico ottenuto per unità produttiva (UP) o per processi interessati (PI)
Entità dell’investimento
3% < UP < 6% 5% < PI < 10%
6% < UP < 10% 10% < PI < 15%
UP > 10% PI > 15%
Fino a 2.5M di euro
35%
40%
45%
Da 2,5 a 10M di euro
15%
20%
25%
Da 10M a 50 M di euro
5%
10%
15%
Caso n°2: “Transizione 4.0”
E se non ottengo la minima riduzione del consumo energetico prevista? Ebbene, si resta alle percentuali del Piano Transione 4.0 che finanzia solo i beni strumentali materiali e immateriali, niente formazione, né pannelli.
Vanno poi ricordati due casi speciali: gli impianti fotovoltaici e la formazione
Caso Speciale 1 : “Transizione 5.0 con maggiorazione per impianti fotovoltaici”
E’ prevista una maggiorazione della base di calcolo per alcuni tipi di impianti fotovoltaici, ovvero:
120% per i moduli fotovoltaici con celle, prodotti negli Stati membri dell’Unione europea con un’efficienza a livello di cella almeno pari al 23,5 per cento
140% per i moduli prodotti negli Stati membri dell’Unione europea composti da celle bifacciali ad eterogiunzione di silicio o tandem prodotte nell’Unione europea con un’efficienza di cella almeno pari al 24,0 per cento.
La maggiorazione si applica sulla sola parte relativa agli impianti fotovoltaici e non anche ai beni strumentali e alla formazione.
Caso Speciale 2 : “Transizione 5.0 con attività di formazione
Le spese di formazione possono essere considerate nel limite del 10% dei soli investimenti in beni strumentali materiali e immateriali (quindi non gli impianti fotovoltaici ad esempio), e comunque non oltre 300.000 euro.
Esempio di calcolo
Vediamo qualche esempio di calcolo per i casi speciali con un’impotesi di riduzione del consumo energetico ottenuto per unità produttiva (UP) pari all’8% (seconda colonna della tabella), 100.000 euro di beni strumentali (1° riga della tabella)
Caso Speciale 1 : “Transizione 5.0 con maggiorazione per impianti fotovoltaici”
Consideriamo una spesa di 100.000 euro per dei pannelli con efficienza di cella superiore al 23,5 che mi danno diritto ad una maggiorazione del 120%.
[100.000 + (100.000 x 1,2)] x 0,4 = (100.000 + 120.000) x 0,4 = 88.000 euro
Caso Speciale 2 : “Transizione 5.0 con attività di formazione
Consideriamo il caso di prima, ma aggiungiamo 60.000 di spese di formazione. Innanzitutto, avendo 100.000 euro di spese per beni materiali, posso solo considerare 10.000 euro di spese di formazione (ovvero il 10% di 100.000, e non di 200.000 perché non posso considerare l’impianto fotovoltaico).
[100.000 + 10.000 + (100.000 x 1,2)] x 0,4 = (110.000 + 120.000) x 0,4 = 92.000 euro
Come si fruisce degli incentivi del Piano Transizione 5.0?
Non cambiano le modalità, ovvero la compensazione in F24, tuttavia ci sono alcuni punti da tenere a mente.
Restano gli obblighi di dimostrare l’avvenuta interconnessione.
Il credito non puo’ essere ceduto o trasferito neanche all’interno del consolidato fiscale
L’avvio della fruizione non potrà superare la data del 31 Dicembre 2025.
Inoltre, Il Governo sta definendo ancora alcuni aspetti operativi per la fruizione dell’incentivo, come gli oneri documentali da produrre, chi puo’ produrre determinate certificazioni che saranno richieste, e le modalità di interazione dell’azienda con il Mimit e il GSE che sarà responsabile dei controlli sulla riduzione dei consumi energetici. Definiamo e aggiorniamo queste modalità in un articolo separato.
Transizione 5.0 è cumulabile con altri incentivi?
Il credito d’imposta Transizione 5.0 è cumulabile con altri incentivi che abbiano ad oggetto i medesimi costi, a condizione che il cumulo, tenuto conto anche della non concorrenza alla formazione del reddito e della base imponibile dell’imposta regionale sulle attività produttive di cui al periodo precedente, non porti al superamento del costo sostenuto.
Non è invece cumulabile, in relazione ai medesimi costi ammissibili, con il credito d’imposta per investimenti nella ZES unica.
Cosa ricordare
La fruizione degli incentivi del Piano Transizione 5.0 è più complessa di quelli del Piano Transizione 4.0, inoltre la normativa non è ancora stabilizzata. Conviene quindi anticipare per tempo gli investimenti e rivolgersi ad un professionista per programmare il progetto di innovazione.
Siamo a tua disposizione, non esitare a contattarci!
Investimenti per il Futuro Sostenibile delle Imprese Italiane
Il Piano Transizione 5.0 rappresenta un passo fondamentale del governo italiano per sostenere la trasformazione delle industrie nazionali verso pratiche più innovative e sostenibili. Infatti, questo piano è la punta di diamante della strategia dell’Italia di stimolare la crescita economica attraverso la tecnologia e la sostenibilità, in linea con gli obiettivi dell’Industria 5.0.
Obiettivi e Strategie del Piano Transizione 5.0
Il Piano “Transizione 5.0” è progettato per stimolare la digitalizzazione e la sostenibilità delle imprese, con un focus particolare sulle piccole e medie imprese (PMI). Gli obiettivi chiave includono:
Promozione dell’Efficienza Energetica: Incoraggiare le aziende a ridurre l’impronta carbonica attraverso tecnologie innovative.
Incentivazione dell’Uso delle Tecnologie Digitali: Facilitare l’adozione di soluzioni come l’intelligenza artificiale, la robotica e l’IoT per migliorare la competitività.
Supporto alle Iniziative Green: Sostenere progetti che promuovano l’uso di risorse rinnovabili e l’economia circolare.
Dettagli Legislativi del Piano Transizione 5.0
Il Piano “Transizione 5.0” è stato codificato nell’articolo 38 del Decreto-Legge 39 del 2 marzo 2024, una normativa composta da 21 commi che fa parte delle “Ulteriori disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza” (decreto PNRR). Questo decreto è stato approvato dal Governo il 26 febbraio 2024 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il 2 marzo 2024. Il decreto legge è entrato in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione ed è prevista la sua conversione in legge entro i sessanta giorni successivi. Tuttavia, siamo in attesa del decreto attuativo, che doveva essere emanato entro 30 giorni dalla pubblicazione del decreto. Per restare aggiornati sulle ultime novità, iscrivetevi alle notifiche del nostro sito.
Come funziona il Piano
Il governo italiano ha previsto una serie di incentivi finanziari per le imprese che decidono di investire in tecnologie e processi conformi agli obiettivi del Piano “Transizione 5.0”. Questi incentivi includono sgravi fiscali, sovvenzioni dirette e facilitazioni creditizie, progettati per rendere più accessibili le tecnologie avanzate anche per le piccole e medie imprese. Poiché ci sono diversi tipi di incentivo, abbiamo realizzato un articolo dettagliato “Piano Transizione 5.0: come funziona?” in cui trovate une spiegazione completa.
Cosa devi ricordare
Il Piano Transizione 5.0 introduce oltre agli incentivi relatvi alla digitalizzazione del piano transizione 4.0, incentivi legati alla sostenibilità. Siccome il Governo ha da poco approvato il Decreto sul Piano Transizione 5.0, mancano diversi decreti attuativi che spieghino nel dettaglio come usufruire degli incentivi. Per questo monitoriamo quotidianamente la situazione: seguiteci per restare aggiornati.
Perché esternalizzare? Nell’attuale scenario competitivo, gli studi commercialistici si trovano di fronte alla sfida di ampliare la propria offerta di servizi.
La finanza agevolata rappresenta un’area di sviluppo particolarmente interessante, ma complessa e in continua evoluzione, facendo si che essa richieda una conoscenza approfondita e aggiornata.
Vediamo perché esternalizzare il servizio sul modello del fractional manager sia la strategia vincente, e di come questa offra benefici unici.
Esternalizzare: Accesso a Competenze Specializzate e Aggiornate
La finanza agevolata richiede una competenza specifica e un aggiornamento continuo a causa delle frequenti modifiche normative e dell’introduzione di nuovi incentivi. L’esternalizzazione assicura l’accesso a professionisti che si dedicano esclusivamente a questo settore, garantendo così un servizio sempre all’avanguardia e in linea con le ultime evoluzioni.
Miglioramento della Competitività e Differenziazione sul Mercato
Esternalizzare la finanza agevolata permette agli studi di espandere la gamma dei servizi offerti ai propri clienti. Infatti, offrire un servizio specializzato come la finanza agevolata, diventa un significativo fattore di differenziazione rispetto ai concorrenti. Ciò migliora il posizionamento di mercato dello studio, attirando nuovi clienti e consolidando la fiducia di quelli esistenti.
Esternalizzare: Ottimizzazione dei costi
Esternalizzare consente di trasformare i costi fissi legati all’assunzione di personale specializzato e alla sua formazione in costi variabili. Questo rende più gestibile il flusso di cassa e migliora la pianificazione finanziaria dello studio.
Controllo Diretto sul Cliente
La collaborazione con partner esterni specializzati avviene in maniera trasparente per il cliente, che continua a interagire esclusivamente con lo studio. Lo studio mantiene la regia delle relazioni, partecipa in maniera più significativa ai guadagni e non resta un attore passivo della relazione tra il consulente di finanza agevolata e il cliente.
Riduzione dei Rischi e Maggiore Affidabilità
Affidarsi a esperti del settore minimizza i rischi associati alla complessità della gestione delle pratiche di finanza agevolata. Infatti, questo garantisce agli studi commercialistici una maggiore sicurezza nelle operazioni, offrendo ai clienti un servizio affidabile e di qualità.
Cosa devi ricordare
L’esternalizzazione del servizio di finanza agevolata permette agli studi commercialistici di espandere l’offerta mantenendo un contatto diretto con il cliente.
Lo studio agisce come interlocutore unico, offrendo tuttavia servizi specializzati e aggiornati; questo assicura una gestione trasparente e rafforza la fiducia del cliente.
Gli studi possono concentrarsi sul loro core business, garantendo un servizio personalizzato e di alto livello, che risponde alle mutevoli esigenze del mercato.
Come abbiamo visto nel nostro articolo sulla finanza agevolata, comprendere e sfruttare gli strumenti di finanza agevolata è essenziale. Questi strumenti si dividono in due grandi categorie: sovvenzioni e incentivi fiscali, ciascuna con specifiche caratteristiche e benefici. Vediamole insieme.
Sovvenzioni
Le sovvenzioni sono fondi erogati da enti pubblici o privati per supportare attività o progetti specifici che allineano con obiettivi di sviluppo dell’impresa o con obiettivi di politica pubblica o sociale. Questi fondi sono generalmente legati a progetti con un forte impatto sociale, economico o ambientale e richiedono che il beneficiario raggiunga determinati obiettivi o milestones per mantenere il finanziamento. Le sovvenzioni sono spesso competitive, con un processo di candidatura in cui il progetto deve essere selezionato in base a criteri prestabiliti. Vengono erogate a fondo perduto, ovvero sotto forma di una somma non rimborsabile, senza obbligo di restituzione o pagamento di interessi. Possono avere diversa natura, vediamo le differenti possibilità assieme:
Contributo in Conto Capitale
Rappresenta una delle forme più dirette di sostegno finanziario. Fornisce supporto finanziario diretto, ideale per l’espansione delle risorse patrimoniali dell’impresa. Questi fondi, calcolati su una percentuale delle spese ammissibili, possono essere erogati direttamente sul conto corrente aziendale o tramite voucher specifici.
Contributo in Conto Impianti
Sono erogazioni destinate a finanziare la costruzione, riattivazione o ampliamento di immobilizzazioni materiali. Tali contributi, forniti da enti pubblici, sono proporzionati ai costi degli impianti e possono imporre l’obbligo di mantenere le immobilizzazioni in uso per un periodo definito dalle normative che regolamentano l’erogazione.
Contributo in Conto Esercizio
Offre un sostegno diretto ai costi di gestione sostenuti per lo sviluppo di un progetto specifico o durante fasi critiche come la start-up. Finalizzato a integrare i ricavi o ridurre i costi operativi, viene trattato fiscalmente in maniera diversa dai contributi in conto capitale.
Contributo in Conto Interessi
Si focalizza sulla riduzione del costo degli interessi su finanziamenti, di solito a medio-lungo termine. Viene calcolato sulla differenza tra il tasso di interesse standard e quello agevolato, potendo essere distribuito in un’unica soluzione o in corrispondenza delle scadenze del finanziamento. L’azienda deve comunque soddisfare i criteri di valutazione creditizia e garantire la capacità di rimborso.
Contributo in Conto Canoni
Ha un meccanismo simile al contributo in conto canoni ma è volto a diminuire gli oneri derivanti da un contratto di leasing.
Incentivi Fiscali
Gli incentivi fiscali rappresentano una tipologia di contributo che permette alle imprese di diminuire le imposte da pagare. Ne esistono diverse categorie:
Credito d’Imposta
Rappresenta uno degli incentivi fiscali più diffusi. All’impresa viene attribuito un credito nei confronti dell’Agenzia delle Entrate, che, a seconda di ciò che è previsto dal la normativa, può essere utilizzato per compensare eventuali debiti nei confronti dell’erario, oppure per il pagamento delle imposte dovute negli anni successivi a quello in cui è stato effettuato l’investimento che ha generato il credito o, infine, può essere rimborsato nella dichiarazione dei redditi.
Detrazione d’Imposta
Le detrazioni d’imposta consentono di ridurre l’importo complessivo delle tasse che l’impresa dovrebbe pagare nell’anno di imposizione, spesso attraverso la sottrazione dell’ammontare di determinate categorie di spese, effettivamente sostenute dall’impresa, dalla base dell’imposta lorda dovuta
Sgravi contributivi
Si tratta di incentivi che consistono nello sgravio parziale o totale del pagamento dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro. Sono dedicati alle imprese che accettano di assumere determinate categorie di lavoratori, ad esempio lavoratori over 50 o lavoratrici donne, o di stipulare determinate tipologie di contratti di lavoro, come quello a tempo indeterminato per i nuovi assunti o per chi ha un contratto a tempo determinato.
Sospensione d’imposta
Questa misura consente di sospendere, parzialmente o totalmente, il pagamento delle imposte su alcune quote dei proventi, fintantoché tali proventi rimangono accantonati e non ne avviene la distribuzione, ovvero fino al momento in cui si verifica uno dei presupposti che determinano il venir meno del regime di sospensione.
Conclusione
Le sovvenzioni e gli incentivi fiscali rappresentano una leva fondamentale per le imprese che cercano di ottimizzare la propria struttura finanziaria e investire. Ogni categoria di sovvenzione e incentivo fiscale ha caratteristiche uniche che possono rispondere a specifiche esigenze aziendali, dall’espansione del personale all’investimento in nuove tecnologie o al miglioramento della liquidità. Una comprensione approfondita di queste opportunità è essenziale per massimizzare i benefici e sostenere la crescita e l’innovazione aziendale nel lungo termine.
In un contesto economico che premia efficienza e innovazione, la finanza agevolata rappresenta un pilastro per le aziende intenzionate a migliorare la propria competitività.
Ma cosa intendiamo esattamente con il termine finanza agevolata?
La finanza agevolata descrive l’insieme di strumenti finanziari, come sovvenzioni, incentivi fiscali, contributi a fondo perduto e prestiti a condizioni favorevoli, messi a disposizione da enti pubblici e privati per sostenere le imprese nelle loro attività di sviluppo, innovazione e sostenibilità.
Il Ruolo della Finanza Agevolata nelle Strategie Aziendali
Attraverso la finanza agevolata, le aziende hanno l’opportunità di accedere a risorse finanziarie vantaggiose, essenziali per realizzare progetti di ampio respiro senza gravare eccessivamente sulla propria situazione finanziaria. Questi strumenti consentono di alleggerire il costo degli investimenti, migliorare la liquidità aziendale e indirizzare maggiori risorse verso iniziative strategiche.
Identificazione e Accesso agli Strumenti di Finanza Agevolata
La sfida per le aziende è identificare gli strumenti di finanza agevolata che meglio si adattano alle proprie necessità e comprendere come accedervi efficacemente. Questo processo implica una conoscenza approfondita delle diverse opportunità finanziarie disponibili, nonché dei requisiti e delle procedure per la loro ottenimento. Una selezione mirata può significativamente influenzare l’esito positivo di un investimento.
Sfide e Opportunità nel Gestire la Finanza Agevolata
Navigare nel mondo della finanza agevolata richiede un’accurata pianificazione finanziaria e una profonda comprensione delle normative vigenti. La gestione di questi strumenti, complesse procedure di candidatura e rendicontazione inclusa, necessita di un approccio meticoloso per massimizzare i vantaggi offerti e ridurre i rischi di non conformità.
Evoluzione e Trend Futuri
Il settore della finanza agevolata è in costante evoluzione, con un focus crescente su progetti che enfatizzano digitalizzazione, innovazione tecnologica e sostenibilità. Le aziende devono pertanto restare aggiornate sulle nuove opportunità finanziarie e sui cambiamenti legislativi per sfruttare pienamente il potenziale di tali incentivi.
Cosa devi ricordare
La finanza agevolata si configura come una leva strategica vitale per le aziende che aspirano a rafforzare la propria posizione di mercato attraverso l’innovazione e lo sviluppo sostenibile. Una gestione efficace di questi strumenti finanziari, unita a una pianificazione strategica accurata, rappresenta la chiave per convertire le sfide del mercato in concrete opportunità di crescita.
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